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Smart working & Digital learning: come cambiano abitudini e consumi energetici delle famiglie

Quest’anno lo smart working, ovvero il lavoro che si può effettuare comodamente da casa, entra prepotentemente nella vita professionale di milioni di persone.

Nonostante se ne parlasse già da tempo, l’emergenza sanitaria ne ha aumentato la diffusione e in molti hanno iniziato a lavorare da casa, passando da circa 500 mila lavoratori “smart” prima del lockdown a circa 8 milioni (CGIL-Fondazione di Vittorio, 2020)

Il 60% di coloro che hanno sperimentato il lavoro da casa preferirebbe continuare a svolgerlo, per evitare rischi di contagio – sui mezzi pubblici o in ufficio – (32,5%), perché consente di poter gestire meglio le esigenze familiari (16,5%) e, in maniera ridotta, perché ne riscontra un vantaggio in termini di efficienza e produttività (11,3%).

Da una recente indagine Istat basata su un campione rappresentativo di poco più di un milione di aziende, corrispondenti al 23,2% delle imprese, che producono l’89,8% del valore aggiunto nazionale e impiegano circa il 90% dei dipendenti, emerge con chiarezza la maggior propensione ad adottare questo modello da parte delle aziende più dimensionate. Fenomeno che appare nel complesso contenuto considerando le caratteristiche strutturali del nostro sistema d’impresa, molto centrato sulle Pmi.

Lo smart working, quindi, sembra piacere un po’ a tutti, ai lavoratori, che ne assaporano il vantaggio in termini di un maggior equilibrio tra vita privata e lavoro, ed alle aziende, che riescono ad abbattere una parte dei costi.

Secondo un’indagine Censis, in Italia, il fenomeno dello smart working potrebbe riguardare all’incirca 2,4 milioni di persone e, includendo anche i lavoratori pubblici e gli addetti di settori con meno problematiche ad esercitare da remoto (50% circa), il numero potrebbe salire a 2,8 milioni. Se a questo si aggiunge la possibilità, anche solo ai livelli più alti di istruzione, di passare al digital learning, le abitudini di consumo energetico delle famiglie potrebbero cambiare radicalmente e coinvolgere una fetta importante della popolazione.

Lo smart working e il digital learning rappresentano soluzioni efficaci per mantenere la produttività delle aziende e assicurare il proseguimento della formazione, tuttavia, restare in casa tutto il tempo, anche per lavorare, fa sì che i consumi di luce e gas aumentino di pari passo con le attività domestiche. Se normalmente, infatti, si trascorrono mediamente tra le 8 e le 10 ore fuori casa, durante il lockdown abbiamo trascorso molto più tempo all’interno delle mura domestiche affidandoci a diversi dispositivi elettronici per far fronte alle distanze tra lavoro, scuola e molto altro e questo ha impattato sui consumi di luce e gas. SosTariffe.it ha analizzato, attraverso uno studio, il possibile andamento dei consumi durante la quarantena. Dividendo la stima attraverso tre tipologie di utenti (single; coppie; famiglie) si è osservato un incremento del 29,6% su luce e 22,1% su gas per i primi, del 21,8% su luce e 22,2% su gas sui secondi e del 32,4% su luce e 31,9% su gas per le famiglie.

Sorge quindi spontanea una questione incalzante: uno smart working, non più di emergenza, ma voluto e strutturato, come potrà impattare sul sistema energetico del Paese? In questo momento, nonostante l’incremento dei consumi, il crollo generale dei prezzi della componente materia prima dovuta al lockdown, non ha determinato un aumento delle bollette per le famiglie, tuttavia questo potrebbe avvenire in una situazione non emergenziale.

Come potranno rispondere gli operatori del mercato elettrico e del gas per andare incontro ad esigenze familiari diverse?

Una possibilità potrebbe essere quella di prestare un servizio efficiente di fornitura implementando sistemi di pagamento non più basati sul consumo unitario ma più orientato alla vendita di un pacchetto personalizzato e tarato sulle specifiche esigenze dei consumatori. Questo può rappresentare una leva commerciale e un’opportunità di business per chi opera sul libero mercato offrendo al contempo un vantaggio economico per i consumatori.

 

Uno smart working, non più di emergenza, ma voluto e strutturato,
come potrà impattare sul sistema energetico del Paese?

 

di Valeria Grippo – Business Analyst SAFE

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