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News&Views n. 2/2022 | Osservatorio mercati energetici di Bros Energy

QUADRO GENERALE

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha iniziato un conflitto armato sul territorio ucraino. Per quanto a inizio anno sembrasse surreale la possibilità che si arrivasse alle armi, questo ha cambiato radicalmente le cose. In questi tre mesi dall’inizio delle ostilità, la guerra ha mietuto vittime, raso al suolo città e modificato profondamente il mondo che conoscevamo. Le conseguenze sono state evidenti in tutti i campi dell’economia, i prezzi di molte materie prime sono saliti, le catene di approvvigionamento di beni di consumo si sono interrotte o hanno dovuto essere cambiate e le commodities energetiche hanno trovato un forte sostegno nell’incertezza e nella paura di interruzioni delle forniture. La volatilità che anche prima del conflitto ha caratterizzato i prezzi invernali ha continuato ad essere presente sul mercato, le news si sono susseguite comportando oscillazioni violente dei prezzi e i ribassi tanto attesi sono stati parzialmente frenati dal generale stato di incertezza.

TEMI RILEVANTI

Russia, Ucraina e Gas
Al di là dello sconcerto e dell’incredulità, l’inizio del conflitto ha scatenato violente reazioni nel mondo delle materie prime energetiche che l’Europa importa massicciamente dalla Russia: petrolio, carbone e gas naturale sono stati oggetto di rialzi significativi sin dallo scoppio della guerra, guidati dai timori relativi alla potenziale interruzione delle importazioni per motivi politici o fisici legati al conflitto.

Il conforto provato nel notare che la Russia, nonostante abbia inserito i paesi europei fra i “paesi ostili”, abbia proseguito nelle forniture, ha consentito ai prezzi di riposizionarsi di conseguenza su livelli più bassi, ma pur sempre alti in valore assoluto. La richiesta di pagamenti in rubli per le forniture di gas naturale di Gazprom e la conseguente interruzione delle forniture a Polonia e Bulgaria, dopo il netto rifiuto di queste ultime, ha suscitato non solo polemiche e ostilità ma anche una certa dose di paura che altri Paesi europei potessero subire la stessa sorte. Questo nodo sembra essersi sciolto senza conseguenze grazie alla corsa di alcuni operatori per predisporre adeguate misure necessarie per i pagamenti di competenza aprile da effettuarsi entro maggio.

La situazione di incertezza e il timore di una chiusura dei rubinetti russi ha portato l’EU a una rapida presa di coscienza della forte dipendenza energetica europea, che non consente di rispondere alle ostilità chiudendo il portafoglio e sanzionando là dove può effettivamente far più male, ovvero le commodities energetiche. Per questo motivo la Commissione Europea si è mossa delineando attraverso l’iniziativa RePowerEU un percorso ambizioso verso la diversificazione e la maggiore indipendenza energetica dell’Europa, “colpevole” di aver troppo investito su un paese limitrofo ricco di risorse naturali a basso costo negli ultimi 20 anni.

 

 

GAS: stoccaggi EU e Ucraina
Nonostante il differenziale di prezzo fra l’estate (in corso) e l’inverno prossimo non sia stato particolarmente attrattivo finora, dal mese di aprile l’iniezione di gas è stata abbondante ed ha consentito al livello degli stoccaggi di riportarsi su valori medi per il periodo. Se le iniezioni dovessero proseguire al ritmo attuale per tutta l’estate, è possibile che il livello di riempimento medio degli stoccaggi europei a fine ottobre sia superiore all’80% richiesto dall’EU come livello minimo.

 

GAS: import LNG
Il ricorso al gas naturale liquefatto per diversificare e mettere in sicurezza una parte del supply europeo ha di fatto provocato discariche abbondanti di LNG dall’inizio dell’anno fino ad oggi. Confrontando i prezzi europei rispetto a quelli asiatici, al netto dei costi del freight e del trasporto, il TTF risulta a premio ormai da mesi a questa parte su tutto il periodo estivo e questo dovrebbe consentire al mercato continentale di continuare ad attrarre navi anche nel corso dell’estate. Resta l’incognita metereologica, soprattutto per quanto riguarda le temperature estive nell’area JKM. Se dovessero verificarsi temperature torride e dunque un’estate particolarmente calda, il mercato asiatico potrebbe annullare il vantaggio di quello europeo per incentivare le discariche spot nell’area Giappone/Corea del Sud/Cina per far fronte all’aumento di domanda locale.

 


Power
Il power trae spunto per i propri movimenti prevalentemente dal gas naturale, ma l’ampiezza dei ribassi sembra leggermente frenata da elementi fondamentali a sostegno dei prezzi.

Il tema ormai noto della diminuzione tendenziale della disponibilità di output nucleare in Francia, se nel periodo primaverile, caratterizzato da domanda elettrica minore, non costituisce un tema di criticità, certamente risulta preoccupante per i possibili risvolti sul Q3. Nel periodo estivo infatti, l’aumentata domanda elettrica per raffrescamento potrebbe scontrarsi con ulteriori riduzioni di output dovute alle manutenzioni ordinarie, concentrate solitamente nel Q3 per consentire alle centrali di esprimere a pieno il potenziale di produzione nel corso dell’inverno.

Un altro elemento  di potenziale sostegno ai prezzi è dato dalla scarsa idraulicità del sistema elettrico italiano; la siccità che ha caratterizzato l’inverno ha portato il potenziale di producibilità idroelettrica ai minimi da anni a questa parte. Nonostante la situazione sia leggermente migliorata nelle ultime settimane, la curva di riempimento dei bacini indica ancora una situazione al di sotto delle medie stagionali e questo potrebbe impattare sui prezzi, in particolare nelle ore di picco, nei prossimi due o tre mesi. Resta dunque critica la situazione che potrebbe evolvere in base alle condizioni delle prossime settimane.

L’elevata incertezza dei mercati energetici si riflette necessariamente anche sul carbon market ove le ventilate misure di contenimento della componente speculativa del mercato, unite alle recenti vicissitudini di natura geopolitica, hanno spezzato di fatto la sin troppo repentina salita del prezzo di riferimento osservata specialmente dalla fine dello scorso anno. Da novembre 2021 a febbraio di quest’anno il prezzo dell’EUA è raddoppiato passando da circa 55-60 euro/tonnellata a oltre 95 euro/tonnellata, per poi crollare violentemente durante la prima settimana di marzo intorno ai 60 euro/tonnellata in seguito ai timori che il conflitto, ormai esploso tra Russia e Ucraina, potesse impattare violentemente sul settore industriale europeo e, conseguentemente, ridurre la domanda di titoli per compliance, dato il rischio di interruzione delle catene di approvvigionamento di materie prime. Il mercato EUA ad oggi si è stabilizzato in un range lievemente rialzista intorno agli 80 euro/ton accompagnati da una lieve flessione dei volumi medi negoziati. Restano all’ordine del giorno provvedimenti, attualmente in discussione, per utilizzare parte dei titoli sottratti artificialmente al mercato attraverso il Market Stability Reserve (MSR) come strumento per finanziare progetti di sviluppo in energie rinnovabili ed efficienza energetica attraverso la monetizzazione di circa 250 milioni di tonnellate di titoli segregati nel corso degli ultimi anni.

Lato power, infine, non aiuta la scarsa liquidità presente sugli schermi negli ultimi mesi. Dovuta in parte alle aumentate richieste finanziarie per l’operatività, in parte agli aumentati rischi da gestire per gli operatori e in parte a una situazione di generale incertezza, la liquidità è in diminuzione dalla fine dell’anno passato e i volumi che transitano su EEX (e in generale nelle operazioni bilaterali) sono sempre più bassi. Questa condizione, se da un lato non agevola in generale le transazioni, comporta anche variazioni di prezzo non lineari né fluide (il prezzo si muove “a gradoni”) che contribuiscono a mantenere elevata la volatilità dei mercati power.

 


EVOLUZIONE FUTURA DEI MERCATI

Nel breve termine ci aspettiamo che la relativa debolezza del mercato che sta caratterizzando il mercato dopo un primo quarto estremo sotto tanti punti di vista, possa perdurare almeno fino alla prima metà di giugno. L’abitudine che il mercato ha sviluppato verso le tematiche che circondano il conflitto Russia-Ucraina, al netto di eventi specifici particolarmente significativi sulla sua evoluzione, ha lasciato un po’di respiro al mercato consentendo un riposizionamento su valori meno estremi di quanto osservato in marzo di quest’anno. Vero anche che ci troviamo in quello che normalmente è considerato il periodo dell’anno in cui la componente climatica non costituisce normalmente un driver del mercato. Proprio in ragione di questo ultimo aspetto, probabilmente, e a parità di situazione geopolitica, il secondo quarter di quest’anno dovrebbe passare senza scossoni di sorta, pur restando i prezzi mediamente su valori assoluti comunque elevati.

Dalla seconda metà di giugno ci attendiamo che le temperature estive inizieranno a scaricarsi su un sistema energetico che in Europa resta comunque poco flessibile e pertanto fisicamente più esposto ad oscillazioni anche minime sia lato offerta che lato domanda.

 

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