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SafEQuity: uno spazio di confronto sulla parità di genere

«Alzo la voce, non perché voglio urlare, ma perché tutti quelli che non hanno voce possano essere sentiti. Non possiamo avere successo, se metà di noi sono trattenuti indietro.»

(Malala Yousafzai – Premio Nobel per la Pace)

 

Di fronte ad una prolificazione di iniziative e slogan sulla parità tra uomo e donna, SAFE ha deciso di contribuire al dibattito in corso al fine di creare uno “spazio” anche all’interno del mondo dell’energia in cui condividere esperienze, iniziative, opinioni tramite il racconto dell’incontro con personalità di rilievo del settore, sia in ambito industriale che istituzionale: nasce così SafEQuity.

Una delle motivazioni di base che ci hanno spinto ad approfondire questo tema scaturisce dalla lettura di sconfortanti numeri: in base ai dati 2018 pubblicati dall’Istat, il settore dell’energia rimane tra quelli in cui la presenza femminile rappresenta solo una minima parte della forza lavoro (circa il 20% nella industry “Utilities” e il 18% in quella “Oil&Gas”).

Purtroppo tali dati sono confermati anche dalla comune esperienza di ognuno di noi: quante donne erano presenti nel panel dell’ultimo convegno a cui avete partecipato?

Certo, il tema è ampio, ostico, a tratti insidioso e forse alcuni di voi saranno ancora scettici sull’utilità di un simile progetto, ma c’è un dato che forse potrebbe farvi cambiare idea e che sicuramente ha convinto noi a voler approfondire. Nell’Occasional Papers di Banca D’Italia dal titolo “Le donne e l’economia italiana” si calcola che, se l’occupazione femminile in Italia raggiungesse il 60%, il nostro Pil crescerebbe “automaticamente” del 7%, anche in presenza di una riduzione della produttività media. Inoltre per ogni 100 donne che entrano nel mondo del lavoro si creerebbero 15 posti di lavoro nell’ambito della cura e dei servizi alla persona e alla famiglia senza alcun intervento di politica economica.

Abbiamo forse finalmente trovato la pietra filosofale? Purtroppo no, in quanto i motivi per cui questo non avviene sono molteplici e si riferiscono a problemi di non immediata risoluzione.

La discriminazione di genere, infatti, non si ha solo quando soggetti uguali vengono trattati in modo diverso, ma anche quando soggetti diversi, perché con bisogni, compiti e oneri diversi, vengono trattati in modo uguale.

Non possiamo più restare fermi ad aspettare un’evoluzione del modo del lavoro che fatica ad arrivare. È ora di parlare con donne e uomini che hanno raggiunto posizioni apicali nella gerarchia aziendale, discutendo con loro delle sfide e delle difficoltà che hanno dovuto affrontare, dei risultati raggiunti, degli obiettivi che si sono prefissati e di quali strumenti hanno agevolato o impedito il loro sviluppo nonché quelli che stanno mettendo in campo per favorire l’equità di genere nelle realtà in cui operano.  Perché mai come oggi abbiamo bisogno di avere dei riferimenti vicini alla nostra realtà da cui imparare e a cui ispirarci al fine di creare un mondo del lavoro, e non solo, più equo.

 

di Valentina Barbieri (Ex-Alunna SAFE)

 

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